Workshop Geodetico @ Symbioza – 34º Festival Easa





ATTENZIONE: “GEODESIC GEOMETRIES” È L’EVOLUZIONE DI WORKSHOPS DA NOI IMPARTITI DAL 2012, DELLA CONTINUA RICERCA SVILUPPATA DA ALLORA, E DEI PROGETTI CHE ABBIAMO REALIZZATO CON LA TECNICA DURANTE QUESTO TEMPO. CONSIGLIO STUDIARE TUTTI QUESTI ASPETTI PER AVERE UNA VISIONE PIÙ COMPLETA TEMA.

Antecedenti: Cupole Geodetiche “low-tech”
Negli ultimi anni si è attivato, attivato attorno al nostro interesse per geometrie geodetiche, un ciclo di ricerche, di prototipazioni e di implementazione dei risultati ottenuti per la realizzazione di progetti reali.

Geodetica senza nodi
Esistono diverse tecniche di costruzione applicabili alle geometrie geodetiche, ciascuna con diverso livello di requisiti tecnologici, di materiali e di infrastrutture. Il nostro obiettivo è quello di semplificarle tutte, quindi, per questo, abbiamo strutturato il nostro lavoro in modo che le diverse fasi del ciclo si alternino e si retroalimentino a vicenda in una spirale crescente verso il “low-tech”.

Gradualmente questa ricerca si è affermata come una delle principali linee di studio e sperimentazione di Ctrl+Z.

Nel complesso abbiamo lavorato per trovare soluzioni che potessero utilizzare il pallet di legno come materiale di base per la creazione di spazi abitativi o di lavoro, individuali o comunitari, tramite l’autocostruzione. Pertanto, anche se sono stati costruitiGeodetica nodo vortex prototipi con altre tecniche, si stava principalmente ricercando e sperimentando a scala reale con la tecnologia “Brujodesica™” e la “Senza nodo (di) a doppio angolo in legno”.

Prima dell’estate era stato raggiunto per entrambe un livello di semplificazione a partire dal quale non si poteva avanzare senza verificare sul campo, e con persone non qualificate, la applicazione delle nostre intuizioni e progressi già proposti per lo sviluppo low-tech dei metodi costruttivi.

 
Symbioza- 34º festival del “European Architecture Students Assembly”

Fu proprio in questo momento in cui incontrammo il bando di partecipazione a “Symbioza”, il 34° Festival dell’Easa (European Architecture Students Assembly), che si sarebbe tenuto a Veliko Tarnovo (Bulgaria), con la presenza di circa 550 studenti e tutori da più di 50 paesi.

Questo festival annuale si era tenuto per la prima volta a Liverpool nel 1981 da studenti locali, decisi a organizzare un evento che rivoluzionasse il panorama dei giovani architetti europei e da allora era stato tenuto ogni anno in una diversa località, senza mai perdere il suo spirito indipendente ed innovativo.

Ci sembrò da subito il campo perfetto per mettere alla prova i protocolli low-tech e la codifica dei sistemi di costruzione, in base alle loro esigenze tecnologiche e materiali disponibili, che stavamo implementando.
Easa Symbioza laboratorioLa durata del festival si adattava ai tempi che ritenevamo opportuni per l’insegnamento delle nozioni di base e di parte delle avanzate su questo tipo di costruzione, allo stesso tempo avevamo davvero voglia di condividere questa conoscenza con i giovani di tutto il mondo.

Così abbiamo mandato la nostra proposta che è stata accettata dal team organizzativo.

Essendo il festival basato su insegnanti volontari, abbiamo contattato varie istituzioni.
L’“Istituto Italiano di Cultura di Sofia” ha finanziato e patrocinato la nostra iniziativa che ha contato anche sull’appoggio economico del “Colegio Oficial de Arquitectos de Sevilla” e con l’aiuto generoso di Massimo Mazzone.

Sviluppo della nuostra proposta
Durante le diverse fasi di presentazione dei workshop, quasi 40, ci ha colpito che ci chiedessero con frequenza se avessimo mai costruito una cupola geodetica. Questo ci evidenziò immediatamente la natura altamente sperimentale del Festival, alla quale ci siamo dovuti adattare durante lo sviluppo della nostra proposta.

Dopo una prima introduzione sui concetti matematici e pratici della costruzione e la presentazione dei vari sistemi costruttivi con le diverse opzioni qualitative e quantitative che erano state preparate, valutati le vocazioni e l’impegno che il gruppo voleva investire nella costruzione, nonché i pro ei contro di ogni sistema, gli studenti scelsero di imparare a costruire una “Brujodesica” di 8 metri di diametro e cominciarono ad affrontare il compito di disegnare i modelli base e le sagome per la realizzazione dei triangoli.

cupola geodetica legnoIn questa fase decidemmo di metterci in una stanza vuota situata al secondo piano del palazzo della bar.
Nonostante gli evidenti svantaggi di lavorare in uno spazio interno, per esempio l’aspetto acustica, l’abbiamo finalmente considerata la scelta più appropriata in quanto ci ha permesso di evitare possibili piogge e lo spazio di lavoro generale che non ci sembrava garantire la sicurezza del gruppo, data la presenza di molte persone che utilizzano macchinari pesanti contemporaneamente ed ognuno a modo proprio. .

A parte questo, lavorare separatamente ci ha permesso di evitare distrazioni, organizzare e gestire in lo spazio di lavoro e il lavoro stesso secondo le nostre esigenze, ed anche di facilitare la comunicazione ed il trasferimento della conoscenza.

come costruire geodeticaworkshow geodeticadomo geodetico legno

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Il primo giorno si prepararono 2 ½ triangoli, il secondo 9, il terzo 22 ed il quarto quasi 60. Le insicurezze e le complicazioni che accompagnano ogni operazione, anche le più semplici, gradualmente si sono trasformate in una catena di montaggio con diverse operazioni per le quali gli studenti stavano trovando modi nuovi e migliori metodi per svolgerle, per coordinarsi sempre meglio, perfezionandole e intercambiandosi giorno dopo giorno.

Dopo i primi giorni si delegarono anche le attività di “controllo qualità”, di “controllo del flusso di produzione delle parti” e l’organizzazione in generale, compiti che, dopo la logica e naturale confusione iniziale, il gruppo ha assunto egregiamente.

In generale in questa prima fase la sfida per noi era come organizzare il workshop in modo che gli studenti potessero entrare gradualmente e in sicurezza nella logica di costruzione, aumentando gradualmente la complessità dei compiti e dei carichi di lavoro, senza perdere interesse ed entusiasmo per il processo.
Le operazioni si pianificarono affinché diventassero ogni giorno più complesse, mentre si cercava di mostrare sempre i passi successivi per evidenziare in ogni momento le ragioni per le quali si invitava a svolgere un compito in un certo modo.

geodetica palletsFinalmente dopo una settimana di lavoro si terminò con la produzione dei triangoli che si muovettero alla posizione di montaggio, il cortile di giuoco della scuola che stava ospitando il festival, con l’aiuto di diversi membri di altri workshop, con i quali si erano stabilite sinergie di aiuto, scambio di materiali ed attrezzi durante la settimana.

L’assemblaggio si svolse in tre giorni, la verità è che avendo un sacco di tempo ce la siamo presi con calma. Anche così, ed essendo l’unico workshop condotto da un solo tutor ed il secondo più economico del festival, abbiamo terminato l’edificio con tre giorni di anticipo. Fin dall’inizio nessuno dava molto credito al nostro gruppo e lavorando anche al suo interno non davamo molti indizi circa i nostri progressi.

Il primo giorno montammo la maggior parte della struttura a livello del suolo, il secondo si passò alle parti superiori. Il terzo giorno si aprì una porta e si esemplificarono alcuni possibili dettagli.

Durante queste fasi entrò nel gruppo Nedyalko, un abitante della zona che si era già interessato nella cupola ed aveva fatto visita in tempi diversi durante la produzione dei triangoli, così come Mario, Martin e Georgi.





Donazione della cupola
Lo scopo della nostra iniziativa non è stato mai quello di costruire una cupola, un oggetto, ma il trasferimento di conoscenze su come costruire non solo questa, ma in generale cupole geodetiche. L’oggetto è stato costruito solo come uno strumento necessario per la proposta didattica.
La nostra intenzione per la cupola fisica è che potesse essere utile a qualcuno una volta terminato il corso.
easa veliko tarnovo
Tuttavia nonostante l’organizzazione lo avesse offerto nè il comune nè l’università locale mostrarono alcun interesse durante il processo, probabilmente credendo poco alla proposta. Vedendolo completato cambiarono rapidamente idea e lo chiesero in prestito per esporlo un paio di settimane nei pressi del monumento ai fratelli Asen, nella piazza principale della città. Una volta finito il festival Victoria Paova, studentessa del corso, ha coordinato lo smontaggio, il trasporto e il nuovo montaggio con successo, dimostrando di aver ricevuto una formazione sufficiente per farlo.

Lo chiesero anche in donazione, mentre però si era deciso di donarlo a Nedyalko che era stato parte attiva durante tutto il processo di assemblaggio, acquisendo le conoscenze necessarie per lo smontaggio, rimontaggio ed il consolidamento della struttura nella sua localizzazione definitiva. Contemporaneamente con il lavoro svolto si era guadagnato il diritto di riceverla gratuitamente e ci sentivamo anche in sintonia con lui ed la sua intenzione di usarla come spazio aperto al publico per lo yoga e l’insegnamento in una vicina località montana.

Considerazioni e conclusioni
Due anni dopo la prima applicazione a scala reale della tecnica “Brujodesica” per la Casa di Marcello, siamo riusciti a costruire negli stessi tempi una cupola di quasi 3 volte il volume, con 1,5 volte i triangoli, con persone totalmente estranee alla tecnica ed ai processi di autocostruzione, utilizzando il materiale fornito dagli organizzatori (che abbiamo anche scambiato con un altro laboratorio prima di iniziare) e gli attrezzi a disposizione che diciamo che in realtà non corrispondevano all’elenco richiesto.

Abbiamo affrontato quindi complessità e sfide molto maggiori, avendole superate senza intoppi dimostriamo l’adattabilità del sistema costruttivo che stiamo sviluppando e, grazie alla sua semplicità, la sua capacità di emancipare gruppi di persone in un tempo molto breve.

Essere stati in grado di testare con successo i risultati della nostra ricerca siamo incoraggiati a continuare lo sviluppo della vertente low-tech di questa tecnica, che non richiede né strutture intermedie per garantire la stabilità durante la costruzione, nè mezzi meccanici, quali gru ecc., che annullerebbe tutti i principali vantaggi del sistema in termini di semplicità, indipendenza, emancipazione ed economicità.
Invece il sistema Brujodesico può essere implementato anche con solo con sega, cacciavite, matite e squadrette.

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A parte queste considerazioni di carattere personale il successo del workshop, inteso come attività d’insegnamento, può essere misurato solo da se e da come i partecipanti utilizzeranno le conoscenze acquisite. Attendo ricevere presto notizie ed immagini delle cupole che progettino o costruiscano.

Próximos objetivos: vocaciones y deseos
In futuro vorremmo sviluppare un manuale su questa tecnica e in generale sulle cupole geodetiche di legno. Nonostante i mezzi di comunicazione oggi disponibili, si rileva che l’informazione disponibile è molto poca, spesso di bassa qualità, incompleta e persino fuorviante.
Per soddisfare le esigenze temporali di dedizione alla compilazione che questa guida richiederebbe stiamo pensando di avviare un sistema di crowdfounding per finanziare l’iniziativa e la attivazione di varie sinergie con istituzioni pubbliche e private.

Intanto stiamo iniziando a stilare il programma dei workshop per il 2015, sia in Europa che in America Latina. Si invitano le istituzioni o associazioni interessate a organizzare un workshop, o semplicemente persone interessate ad imparare queste tecniche, a contattarci: info@control-zeta.org

 
symbioza easa rinnegati gruppoStudenti:
Afonso Miranda (Portugal), Alexander Tibari (Moldavia), Alina Sidarevich (Belarus), Ana Bertol (Spain), Anna Maslova (Russia), Cecile Vendeure (France), Elizaveta Chuhlantseva (Russia), Eva Logonder (Slovenia), Marcela Raczova (Slovakia), Marko Simsio (Finland), Nastya Belousova (Russia), Sandra Hurek (Poland), Victoria Paeva (Bulgaria).
 
 
Ringraziamenti:
RuralBoxx, NoSoloPaja, Mario Meshkov, Martin Angelov, Georgi Komsalov, Paolo Grandissimo, todos y cada uno los miembros de Easa Bulgaria y de los voluntarios que hicieron el Symbioza posible.
Spero rivedervi molto presto, ovviamente giammai nel Easa di Malta!
 
 
Informazione Complementaria:
Facebook – Galería de imágenes
Idaaf – Revista digital sobre arquitectura, design y arte en general

  
Vi presentiamo qualche foto della fotografa d’architettura Alexandra Kononchenko, per vederle tutte vi invitiamo a visitare la sua galeria.

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Novembre 2014, la distruzione:
Già prima del nostro arrivo in Bulgaria erano consapevoli che sarebbe stato impossibile per gli organizzatori del Symбиоза far fronte alla gestione e alla manutenzione dei prodotti di tutti i workshop, dopo il grande sforzo realizzato per sviluppare il festival.
La nostra idea era comunque quella di collaborare con un’iniziativa sociale locale che avrebbe ricevuto e messo in valore, attraverso l’uso, la cupola prodotta.

Dopo aver invano offerto una cupola, che ancora non esisteva, a varie istituzioni, trovammo un destinatario e firmammo un accordo legale con lui e con gli organizzatori per il trasferimento gratuito della cupola. Secondo l’accordo la consegna sarebbe stata il 3 agosto, alla chiusura del festival, per questo avevamo riservato un giorno per smontare e trovammo un trasporto per portarlo alla sua destinazione finale, dove sarebbe stata completata e consolidata.

Eravamo pronti, quando gli organizzatori ci chiesero di aspettare.
Volevano spostarla e utilizzarla per promuovere le loro iniziative, ed il Comune la voleva in una piazza emblematica della città per promuovere la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura.
Alla fine, per aiutare gli organizzatori, accettammo la loro richiesta e firmammo un altro accordo che prevedeva la consegna tra il 19 ed il 31 Agosto.

Tornati a Siviglia, a dispetto di tutte le possibili pressioni di Ctrl+Z, queste date sono state estese all’infinito. Così la cupola, senza che fosse terminata ne protetta, è rimasta nella piazza alle intemperie per più di tre mesi, fino a quando la Capitale Europea è stata assegnata ad un’altra città, a quel punto la cupola è stata demolita non sappiamo se in un attacco di rabbia o in un maldestro tentativo di smontarla.symbioza easa workshop

Da un lato il Municipio aveva concepito la cupola come un oggetto meramente espositivo e non si preoccupò di proteggerla e smontarla correttamente, dall’altro gli organizzatori del festival non hanno saputo misurare bene le forze ciò che ha portato alla distruzione di molti dei progetti intrapresi durante il festival, ed anche a non rispettare le scadenze concordate con noi.

Dato lo scenario sarebbe troppo facile dare la colpa ad altri, ma in Ctrl+Z preferiamo riflettere sulla nostra parte di responsabilità ed imparare da essa. Sicuramente non avremmo dovuto cedere alle pressioni degli organizzatori, soprattutto quando avevamo un camion pronto per il trasporto. Avremmo dovuto agire diversamente per evitare che la cupola fosse usata come un oggetto meramente decorativo, che è servito per abbellire la città finché durò per poi essere scartata.

Riconoscendo tutti gli sforzi prodotti dagli organizzatori, invitiamo la asemblea EASA a riflettere sulle dinamiche che accompagnano i loro festival per prevenire che nelle prossime edizioni si verifichino situazioni analoghe.

Trovare il modo di valorizzare non solo il patrimonio immateriale generato dalla presenza contemporanea di studenti e proposte provenienti da tutta Europa, ma anche di approfittare con più efficacia e durata delle energie sociali ed economiche investite da tutti i partecipanti per la produzione delle infrastrutture e prototipi prodotti durante il festival.


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